La vetrina degli scrittori #12 – Snee Dronningen

La vetrina degli scrittori #12

Snee Dronningen

Bentrovati miei cari lettori,
eccomi qui con voi con un nuovo appuntamento della Vetrina degli scrittori nella quale ho il piacere di presentare dei nuovi autori e i loro libri. Oggi incontriamo Snee Dronningen autrice fantasy che ci presenta il suo romanzo Lo scrigno di Adymair, disponibile su Amazon sia in formato cartaceo che in versione ebook.

Snee gestisce anche un blog di racconti e nel quale oltre a scrivere, recensisce romanzi a tema fantasy quindi se vi va di dare un occhiata correte subito su www.sanguedinchiostro.it.
La pagina facebook dalla quale la potete seguire invece è https://www.facebook.com/sanguedinchiostro.it/

Ma veniamo alla parte che forse più ci interessa, ovvero un po’ di notizie sul libro:

lo scrigno di adymarLo scrigno di Adymair: La saga completa
Trama
C’erano una volta, in un mondo lontano, Conti e maghi, elfi e cavalieri. Ma anche cose davvero stupefacenti.
Un uomo indossa gli occhiali. Un altro adopera un cannocchiale. Qualcuno preme un interruttore e la luce elettrica viene accesa per la prima volta.
È la Confraternita la madre di queste novità. La Confraternita osteggia i privilegi di cui godono i nobili, esige la redistribuzione delle ricchezze e si oppone a ogni forma di disuguaglianza, inclusa quella garantita dalla magia; attraverso la tecnica e il progresso scientifico, persegue il bene dei più e dei deboli, e per questo è odiata e temuta.
Un giorno, in una tranquilla cittadina costiera, due sorelle, Eirien e Finduen, sono testimoni dell’omicidio di un alto prelato dell’ordine. Non si tratta di un caso, tantomeno del gesto isolato di un oppositore. È solo la prima tappa di un grande disegno, l’inizio della lotta per impadronirsi del potere sconfinato di un antico nemico, il potere definitivo e assoluto, il potere la cui sola esistenza minaccia di distruggere tutto ciò che la Confraternita ha costruito nei secoli. Loro malgrado, Eirien, Finduen e i loro amici, il giovane mago Atelmor e il vecchio bibliotecario Pheswan, si troveranno trascinati in un conflitto che va molto al di là delle loro semplici vite. Tra alleati insospettabili e nemici inaspettati, tra maschere e raggiri, tradimenti e conversioni, invenzioni e rivelazioni, tra teaser e incantesimi, i nostri si troveranno a fronteggiare la desolante solitudine di compiere delle scelte, perché niente è come sembra e a nessuno sarà concesso di restare neutrale, almeno finché non verrà svelato il contenuto dello Scrigno di Adymair.

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Ed ora cari i miei Readers dopo aver presentato il lavoro della nostra autrice ecco una breve intervista che io credo sia molto intensa soprattutto per le parole di Snee che sono a mio avviso molto sentite e sincere.

D: Snee ti va di parlarci un po’ del tuo amore per la scrittura? Quando è nato? Da dove nasce l’idea del tuo libro? Come ti sei sentita a creare qualcosa partendo solo da una idea?

R: Ho sempre scritto e sempre scriverò (almeno, spero). Quindi mi è difficile dire esattamente come mi sono sentita a scrivere a partire da un’idea, perché di fatto scrivere è ciò che ho sempre fatto. Posso dire che questa storia mi ha appassionato al punto da portarmi a desiderare di concluderla, anche se questo richiedeva impegno, pianificazione, sacrifici. Per molto tempo mi ha assorbito completamente, sia a livello emotivo che cognitivo. L’idea di fondo della storia è quella del conflitto tra due estremi inconciliabili: ordine e caos, con tutto ciò che comportano. L’ordine comporta giustizia, equità, certezza del diritto, ma anche schematismi rigidi, inquadramenti, rigore, inflessibilità. Il caos, dal canto suo, garantisce libertà assoluta, indipendenza, possibilità di espressione totale; ma porta con sé prepotenza e prevaricazione. In un mondo secondario come quello di un libro fantastico, mi è piaciuta l’idea di incasellare questo conflitto in un altro, ovvero quello tra scienza/tecnologia e magia. Il secondo conflitto non rispecchia pienamente il primo, com’è ovvio, e questo non fa che rendere più evidente la lacerazione, e più difficile scegliere da che parte schierarsi. Perché un altro dei punti del libro è che
essere chiamati a schierarsi può essere necessario, ma è quasi una violenza, specialmente quando la posta
in gioco è così elevata e identificarsi pienamente con una fazione o con il suo opposto diventa un obbligo: mentre la maggior parte di noi è composta di contraddizioni, dubbi, tentennamenti, sfumature.

D: Puoi parlarmi anche dei personaggi e del carattere che hai assegnato ad ognuno (o anche solo ad uno) di loro?
R: Il carattere e la psicologia dei personaggi sono cose alle quali do grande importanza. Spero che siano riusciti, ma credo che per parlarne ci vorrebbe un’enciclopedia. Un paio di loro sono liberamente ispirati a qualcuno che conosco. A volte mi sorprendo a ritrovare in persone che conosco aspetti di personaggi che a loro non sono assolutamente legati. Certo è che in quasi ogni personaggio c’è una piccola parte di me. Credo che questo sia molto importante, nel processo della scrittura: mettendo un aspetto di te, magari microscopico, in ogni personaggio, non corri mai il rischio di farne una macchietta, di travisarlo, in particolare di banalizzarlo o di ridurlo a puro “cattivo”. Detesto il manicheismo, e proprio per questo nel mio libro il conflitto tra bene e male non esiste. O, almeno, non dovrebbe: diciamo che il tentativo è quello.

D: Quanto è stato difficile fare tutto questo?
R: La parte più difficile per me non è stata tanto la scrittura del libro, quanto la sua pubblicazione (tutta la fase di editing, tagli, revisione, che è stata, alla lunga, estenuante) e poi, soprattutto, la sua promozione. Non avendo casa editrice alle spalle, non disponendo di grandi canali promozionali, amicizie altolocate, blog pluriennali, contatti con influencer, farmi conoscere e leggere rischia di diventare una specie di supplizio di Tantalo. Una fatica ripetitiva e inutile. Me ne dispiaccio perché, nella mia esperienza (e cerco di dirlo con la massima modestia) chi legge Lo Scrigno di Adymair lo apprezza. Il problema è farlo leggere: quindi farlo conoscere in prima istanza (già di per sé un problema enorme) e, secondariamente, far sì che il potenziale lettore prenda la risoluzione di imbarcarsi nella cosmica impresa di leggere quella che non è certo una novella. La maggior parte delle persone, riporto sempre pareri, non trova il libro pesante, ma per decidere questo bisognerebbe prendere la decisione di leggerlo, e capisco benissimo che non tutti se la sentano di affrontare questo impegno. Alla fine, io non sono nessuno, quindi le garanzie che posso offrire sono limitate.

Ed anche per oggi cari amici dei libri siamo giunti al termine, e come dico sempre sosteniamo i nostri autori che lo meritano davvero.

Alla prossima

Chicca

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