L’unico Figlio

L’unico Figlio
di Anne Holt

Buongiorno Lettori,
dovete sapere che non sono una grande fan degli autori nordici e raramente leggo dei loro titoli, ma stavolta mi sono immersa nella lettura di un romanzo di Anne Holt perchè era uno dei miei obiettivi – ad incastro – per diverse challenge.
Volete sapere com’è andata? Diciamo che resto del mio inziale parere e che l’esperimento non è particolarmente riuscito!

Descrizione
In un gelido e ostinatamente plumbeo febbraio norvegese, l’arrivo di un ragazzino in un orfanotrofio alle porte di Oslo è causa di grande scompiglio. Il dodicenne Olav infatti, sottratto alla patria potestà, pare infinitamente più adulto e cattivo degli altri compagni, e tutti i tentativi di pacificarlo sembrano fallire. Quando Agnes Vestavik, la direttrice dell’orfanotrofio, viene trovata nel suo ufficio, uccisa con un coltello da cucina, e Olav è scomparso, probabilmente dopo aver assistito al delitto, Hanne Wilhelmsen, appena nominata soprintendente di polizia, decide di occuparsi del caso. Cosa che la porterà a scendere per le strade di Oslo, tra il peggior degrado ma anche nell’umanità più dolorosamente viva.

Recensione
Olav Hakonsen è un ragazzino difficile, fin dall’infanzia ha avuto grossi problemi comportamentali e dopo essere stato affidato dagli assistenti sociali ad una casa famiglia le cose di certo non migliorano.
Il suo inserimento nel nuovo ambiente è pieno di disagi e la direttrice, Agnes Vestavik è una donna inflessibile.
Proprio quest’ultima viene trovata morta nel suo ufficio da uno dei dipendenti e la sparizione di Olav non contribuisce di certo a migliorare la situazione generale.
L’ispettrice a cui è affidato il caso, Hanne Wilhelmsen, fin da subito punta le indagini all’interno della stretta cerchia della casa famiglia e facendo affidamento sul suo intuito di detective e coadiuvata dal suo braccio destro, cercherà di sbrogliare l’ingarbugliata matassa.

Quando leggo un libro amo immedesimarmi nella storia, vivere accanto ai personaggi un po’ come una figura evanescente sul margine ed emozionarmi assieme a loro. Purtroppo in questo romanzo non sono mai riuscita nell’intento per molti motivi. Ho trovato poco gradevole la figura dell’ispettrice che mi ha infastidita fin da subito con il suo essere così restia e vergognosa della propria sessualità. Inoltre anche i personaggi corollari non hanno mai acceso in me quella scintilla di apprezzamento, ne per il modo in cui sono stati descritti ne per il loro ruolo nella storia.

Per pagine e pagine ho atteso invano una svolta nell’indagine ma questa si è trascinata stancamente fino alla fine, come se la stessa autrice ne fosse annoiata. Un giallo che non regala brividi ma tutt’al più un sentimento di fastidio crescente.

Nel corso della lettura inoltre, l’alternarsi di trafiletti in cui la la signora Hakonsen parla del figlio Olav, ne appesantiscono ulteriormente la narrazione senza un vero scopo se non quello di allungare un romanzo che si chiude in maniera banale e senza verve.

Sicuramente un’opera che non raggiunge la sufficienza, almeno a mio modesto parere.

Peccato.

Chicca

2 Risposte a “L’unico Figlio”

    1. Io non sono una grande fan degli autori nordici e in più questa lettura non mi ha convinta, forse sono partita prevenuta? chi lo sa.
      mi fa però piacere che tu abbia apprezzato 😀

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